– kindle book
Letto dal 17 al 28 Gennaio 2019
Il mio rating:
Eccomi finire il primo libro in italiano di quest’anno, Destinazione Russia, che è, nello stesso
tempo, il secondo libro che ho letto da Fabio Bertino e Roberta Melchiorre,
scrittori di cui mi sono goduta, qualche anno fa, l’eccellente World zapping (la mia recensione qui ).
Ebbene, la lettura dei nuovi racconti di viaggio è stata ugualmente incitante:
luoghi stupendi, gente adorabile, un po’ di storia, un po’ di poesia, un po’ di
nostalgia, in un tutto pronto a far desiderare al lettore di seguire i loro
pasi a Mosca, a Pietroburgo e soprattutto in Siberia, nonostante il freddo spietato.
È vero che il viaggio non inizia sotto i migliori auspici: i narratori raccontano, con un miscuglio di
umorismo e indignazione, come hanno acquistato i biglietti per Bielorussia on
line, dalle ferrovie tedesche Deutsche Bahn, rimanendo così impressionati dalla
efficienza loro che elogiavano l’agenzia a chiunque volesse ascoltarli. Però, come
bene dice il proverbio, Albero grande fa più ombra che frutti, appena arrivati
a Varsavia hanno scoperto che non potevano salire sul treno perché l’agenzia
aveva omesso di fornirli anche il supplemento cuccetta che richiedevano
i vagoni letto russi. Finalmente, con l’amabilità di un controllore polacco, son
riusciti ad arrivare a una stazione dove hanno potuto comprare i supplementi e
dove hanno visto un’altra coppia che aveva lo stesso problema, dopo che si sono
giurati di non utilizzare mai più il sito Bahn (li ho cercati anch’io su
Internet, esistono sempre, dunque beware
😊).
Ma tutto è bene quel che finisce bene ed eccoli a Minsk, pronti per andare al
teatro Bolshoi (dove il più costoso biglietto è solo 18 euro) a vedere “Il principe Igor di Alexander
Porfiryevich Borodin, opera in due atti basata sull’anonimo poema del XIIo
secolo Il canto della schiera di Igor,
uno dei testi sacri della letteratura russa redatto in slavo antico”. E sono stupiti
non solo dal prezzo dei biglietti ma anche dal grande numero di spettatori, e dal
loro amore per la musica classica che conoscono benissimo. La descrizione della
gente nella sala sorprende con finezza il contrasto tra vecchio e nuovo, tra
tradizione e modernità, tra conformismo e nonconformismo:
“Il pubblico rappresenta un po’ la metafora della società postsovietica,
ancora in lento e incerto assestamento. Non mancano uomini dall’eleganza
ostentata – e un po’ kitsch – o vamp biondissime con minigonna d’ordinanza, ma
prevalgono nettamente le persone comuni: vecchiette con maglioni di lana
grossa, signori in abiti un po’ démodé e molti giovani in jeans.”
Il tuono cambia, diventa serio e pieno di tristezza nel suo tentativo di
spiegare l’inesplicabile inutilità di una catastrofe, con il racconto della
visita in gruppo a Cernobyl, che inizia
descrivendo le regole da seguire rigorosamente all’entrata in quel luogo
postapocalittico: non toccare, non mangiare, non fumare, non allontanarsi. L’antitesi
fra la bellezza dei piccoli villaggi ucraini e la consapevolezza che un dramma
è nascosto tra i muri di ogni casa è sconcertante. Cernobyl, dove abitano ora, sfidando
la morte ogni giorno, circa 600 persone, ha un’aria strana, vuota e silenziosa
come una città di fantasmi. Un po’ più lontano si trova Prypiat, il vero centro
dell’esplosione, una località così giovane (solo sedici anni) a quel momento, ora
congelata nel tempo, come Pompei, oppure come in quel documentario che trasmetteva
Discovery qualche tempo fa, dove era simulato il mondo dopo l’uomo, con la
vegetazione coprendo lentamente ma sicuramente tutte le tracce di civiltà:
“La sensazione – nettissima – è quella di un luogo che fino a un attimo
prima era brulicante di vita e dal quale gli abitanti sono inspiegabilmente
scomparsi da un momento all’altro , lasciando dietro di sé una città integra ma
vuota.”
Ho insistito tanto sulle pagine di Cernobyl perché le descrizioni e le foto
vengono a completare le immagini che mi hanno talmente commossa nel libro di
Svetlana Alexievich, Preghiera perCernobyl
Tuttavia, il resto del viaggio è molto più allegro ma non divulgo niente di più. Tocca a voi ormai di
camminare, come l’ho fatto io, vicino ai nostri viaggiatori, sulla famosa
strada di Pietroburgo, Prospettiva Nevski (e chi lo sa, calpestando forse i
passi di Pushkin, di Dostoyevsky o di alcuno zar tenebroso), imparare a
distinguere fra tre stili architetturali moscoviti: stalinka, khruschovka e
luzhkovka (a voi di scoprire chi è Yury
Luzhkov, se non lo sapevate già), affrontare il freddo della tundra per rendersi
a Seyda, dove una volta c’erano 2500 abitanti ma oggi sono rimasti solo 25 e un
gatto, ammirare il monumento eretto sulla linea che rappresenta il Circolo
polare e poi assistere alle competizioni tra Nenets a Salekhard, passare in
Asia per ascoltare il canto degli sciamani e può darsi farsi predire il futuro,
per finire a “Ulan - Ude, capoluogo della Repubblica di Buriazia , al
chilometro 5640 da Mosca sulla linea Transiberiana”, dove si trova non
solamente un’enorme testa di Lenin, ma anche la “perla della Siberia” Dalai Nor.
No comments:
Post a Comment