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Letto dal 8 febbraio al 31 marzo 2013
Il mio voto |
Cominciando con un’opinione generale su “Alcune funzioni della letteratura” per finire con un resoconto personale e dettagliato di “Come scrivo”, Sulla letteratura è una raccolta di “saggi Bompiani” che ci invita a una passeggiata nei boschi della cultura universale, senza un ordine apparente. Dico apparente, perché c’è un “sopra tema” che unisce i capitoli: la ricezione dell’opera che rivela maschere e atteggiamenti dei lettori, divisi dall’autore in due categorie: di primo livello, diciamo semantico, di chi vuole sapere come la storia vada finire e di secondo livello, diciamo semiotico o estetico, di chi vuole sapere come accada ciò che è stato raccontato.
Ovviamente, Umberto Eco si rivolge alla seconda categoria quando identifica, per esempio, la principale funzione educativa della letteratura, che non sarebbe quella morale (certo che no!), nemmeno quella estetica (ah, no?), ma quella… ontologica : cioè l’opera ci educa "al Fato e alla morte", all'idea d'irreversibilità del destino, come irreversibile e immodificabile è il destino di un Edipo, di una Bovary, malgrado tutto ipertesto che cercherebbe di cambiarli.
Tutti gli articoli, benché di valore ineguale, hanno un incanto speciale, grazie probabilmente al ritmo narrativo sostenuto, proprio di un Eco sempre fedele alla sua decisione di fare di ogni saggio critico una narrazione (le difficoltà che io devo riconoscere di aver provato a volte sono state di origine lessicale piuttosto che semantica!).
Geniale mi è sembrata l’immagine di Joyce e Borges come se prendessero la cultura universale per un terreno di gioco dove Joyce dribbla con le parole, mentre Borges con le idee (Tra La Mancha e Babele).
Stessa opinione superlativa a proposito del saggio sull’ironia intertestuale, che non sarebbe proprio un’ironia, ma piuttosto un’allusione culturale (Ironia intertestuale e livelli di lettura).
A parte le informazioni intriganti (e non sempre conosciute) sulle grandi frodi della Storia, ho avuto il piacere di scoprire un primo schizzo del romanzo Il cimitero di Praga nel saggio La forza del falso.
D’altra parte, se posso capire la sua ammirazione per lo stile del Manifesto di Karl Marx, devo ammettere di non condividerla ☺. Conosco talmente bene (per averla vissuta) quell’alternanza (che Eco ammira tanto) tra gli slogan e le spiegazioni che ne sono davvero stufa! Ecco un buon esempio di ragionamento preconcetto.
Per finire, prevedo che, dopo aver letto lo studio su Wilde non riuscirei più a leggere un aforisma senza verificare se è “cancrizzabile” oppure no. Comunque, non concordo con l’opinione che l’opera di Wilde sia fatta di questo tipo di aforismi. Come ho detto un’altra volta, se si tiene conto della sua estetica che proclama la superiorità dell’arte sulla vita, i suoi aforismi non possono più essere rovesciati senza perdere il loro senso essenziale.
Un altro viaggio molto piacevole con un grande autore… (perché siamo chiarissimi, mi raccomando: ho dato tre stelline rispetto alla sua opera e solo alla sua opera - non tenterò mai di paragonarlo agli altri - Umberto Eco è unico, incomparabile nella critica e teoria letteraria come nella finzione! ☺) Un viaggio in cui talora l'ho visto perorare davanti a un pubblico affascinato, talora ho sentito le modulazioni della sua voce, talora ho seguito i suoi gesti, talora ho intercettato il suo sguardo complice attraverso una fine ironia... benché io Umberto Eco non l'abbia visto mai!
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