– e-book
Lettura: 20-27 aprile 2015
Il mio voto:
Chi ha mai detto che il
romanzo epistolare è morto, oppure almeno antiquato, poiché nessuno ha più la
pazienza di scrivere lettere? Sicuramente uno che ha dimenticato il fascino
delle Lettere persiane di Rousseau,
dei Dolori del giovane Werther di
Goethe e soprattutto del capolavoro che sia Le
relazioni pericolose di Laclos.
Senz’altro uno che
non si è reso conto che le lettere abbiano solo cambiato apparenza, cioè
supporto materiale – invece di carta, schermo, invece di busta, icone – ma che per
il resto restino ancora la più affascinante, la più incitante forma di
comunicazione sia nella vita reale, sia nella finzione. Non soltanto perché gli
eroi parlano direttamente e il loro dialogo (o monologo se lo scrittore sceglie
di far parlare solo uno dei suoi personaggi), porta il romanzo al confine
dell’epico e drammatico, finche il ruolo del narratore diventa quasi ridondante
nel testo, ma anche perché lascia grandi spazi aperti nella narrazione dove
tira, per utilizzare la bella metafora di Daniel Glattauer, il vento di Nord: nonostante
il lettore si renda conto dell’esistenza di un’intera vita dietro le scene, la deve
ricostituirla nella sua immaginazione, visto che i personaggi offrano scarsamente
informazioni parziali e spesso inaffidabili della loro vita non epistolare. E
quando si tratta di perfetti sconosciuti, come in nostro romanzo, la tentazione
del mistero, della creazione di un no-man’s-land
e irresistibile:
Non c'è nessuno intorno a noi. Abitiamo in un non-luogo. Siamo senza età, senza volto. Il giorno e la notte non esistono. Siamo fuori dal tempo. Abbiamo solo gli schermi del computer, rigorosamente top secret, e un hobby in comune: l'interesse per un perfetto sconosciuto.
Credo che la ragione
per cui Le ho mai raccontato del vento del
Nord non è una nota stonata fra le opere famose che avevo elencato sopra sia
proprio questa: la finezza con cui è proseguito il camino inverso di quello che
prenda di solito l’amore: no dalla faccia all’anima, ma dall’anima alla faccia…
quasi. Un errore d’indirizzo, una busta virtuale inviata nel posto sbagliato ne
crea l’opportunità; i primi cambi astuti di parole fanno il resto. In un primo
momento, le e-mail sono rifugi – per lui di un amore incerto ma non meno doloroso,
per lei di un matrimonio cosi sicuro nella sua felicità che è diventato
monotono. Poco a poco, l’intimità cresce e per un po’ le due coppie diventano
una sola non perché rinunciano al loro compagno della vita “reale” ma perché si
confondono con questi:
Emmi, mi rileggerò tutte le sue e-mail e non saranno più come prima. Finora le ho sempre lette con la voce sbagliata. Le ho sempre lette con la voce di Marlene. Per me Emmi era Marlene, la Marlene dei primi tempi, quando tutto era ancora possibile. C'era solo l'amore, nient'altro.
E poi i sentimenti si
decantano, si intensificano, salvi nel cyberspazio che discolpa, con la sua
virtualità, ogni accusa di inganno e tradimento, fino a quando interviene la voce stonata del
marito che all’improvviso riduce la loro relazione a un volgare triangolo coniugale.
Quest’intervenzione del marito (sempre par e-mail, ovviamente), forse necessaria
per lo scioglimento della storia, io personalmente l’ho trovato non solo forzata
ma anche un po’ sgargiante, una concessione alla popolarità a scapito della
qualità. Magari è salvata dalla fine, abbastanza aperta da lasciar spazio all’immaginazione
del lettore.
Purtroppo questa
stessa fine ha lasciato spazio anche a un seguito che l’autore non ha resistito
scrivere, stimolato, senz’altro, dal successo del suo romanzo. Non so se
leggero o no questo seguito, intitolato La
settima onda, dove, se ho capito bene, gli eroi finiscono per incontrarsi. Da
una parte, è raro che un seguito sia all’altezza della prima opera, d’altra
parte il fascino della storia consiste soprattutto nella sua ambiguità, in un
incontro per sempre rinviato, in quei “baci della mente” molto più preziosi dei
baci delle labbra. C’è un confine tra reale e ideale che non si dovrebbe mai superare:
Non possiamo vivere quello che scriviamo. Non possiamo sostituire le tante immagini con cui ognuno di noi raffigura l'altro. Io resterò deluso se lei non sarà all'altezza della Emmi che conosco. E non sarà all'altezza! Lei si deprimerà se io non sarò all'altezza del Leo che conosce. E non sarò all'altezza!
È lo stesso confine
che separa letteratura dello spreco. Forse il secondo romanzo non l’ha superato,
non posso affermarlo senza leggerlo. Ma ne dubito molto.
In ogni caso, se
avete voglia di un romanzo grazioso e vivace, che trova il tuono giusto tra
commedia e dramma, con eroi svegli e sorprendenti, brevemente se volete leggere
un libro leggero senza sentirvi colpevoli di aver perso il tempo con sciocchezze,
eccolo qui.
P.S. Infatti, due
stelline e mezzo.
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